TRAINING E CONTEMPORANEITA'

 

In natura, osservando un bambino, ci si accorge che l’individuo manifesta i propri stati emotivi (felicità, paura, sofferenza, ecc…)  utilizzando all’unisono i suoni verbali insieme ai movimenti del corpo. Dal processo di socializzazione in poi, con l’incameramento delle norme sociali, progressivamente si ha un distacco tra la dimensione posturale e la dimensione sonora.

 

Dal punto di vista psico-fisico, il processo prima descritto genera due effetti: da un lato un'apnea corporea che limita i movimenti,  dall’altro una contrazione dei muscoli comportamentali direttamente legati ai processi comunicativi.  Dal punto di vista sociale,  il primo effetto si traduce, in un impoverimento delle possibilità espressive,  mentre il secondo  nella  incapacità di  dare una definizione comprensibile di se stessi.

 

Le ricadute psico-sociali determinano in tutti gli esseri umani, a seconda del tipo di processo di socializzazione subito, quattro possibili categorie di deficit relazionale, la cui intensità o prevalenza dell’uno sull’altro dipende dalle singole storie personali:

 

 - deprivazioni espressive  e comportamentali 
 - barriere sociali
 - tensione verso il conflitto
 - attitudine all’egoismo

 

Attraverso l’ecologia della comunicazione si può migliorare i deficit relazionali presenti in ogni essere umano, che si traducono in apnee corporee. Questo approccio si sviluppa su alcuni paradigmi:

 

1.    Esistono dei muscoli comportamentali direttamente legati ai processi comunicativi,  i quali se non sono riconosciuti ed allenati     
       determinano fratture in ambito relazionale.
2.    Si comunica troppo spesso senza coinvolgere il corpo, amplificando il distacco tra i suoni verbali che emettiamo e i movimenti che facciamo. Questo gap impedisce una corretta centratura espressiva.
3.    E’ più facile fraintendersi che intendersi  a causa delle molteplici barriere sociali, che producono numerose distorsioni e   malintesi.
4.    Negli scambi comunicativi emergono frequentemente momenti di negatività: dai lamenti, ai fastidi e dai conflitti agli  antagonismi.

Gli obiettivi che l’ecologia della comunicazione si prefigge sono:

 - Trasformare il disagio in possibilità.
 - Superare le barriere e creare una relazione coinvolgente.
 - Allenare i muscoli della comunicazione.
 - Allenare il corpo a superare la propria apnea, migliorando la dimensione espressiva.
 - Imparare a stare nello scambio tra sé e l’altro in modo meno egocentrico e più giocoso e concreto.

 

Percorso di elaborazione narrativa

 

Il concetto di narrazione come modello di trasmissione e stimolazione delle conoscenze e delle prassi, fa leva sulla dimensione teatrale.  Questa è utilizzata su due livelli, uno di tipo metaforico e simbolico, l’altra legata alle tecniche di allenamento dell’attore.


A livello simbolico viene utilizzata la metafora di Goffman che individua l’azione umana come un’azione teatrale, dove l’individuo si muove tra una scena, la dimensione pubblica, che induce ad interpretare un ruolo, e il retroscena, la dimensione privata, dove vengono dismessi gli abiti pubblici, per riappropriarsi della propria identità.

 

La differenza tra la realtà e la messa in scena teatrale sta nel fatto che gli attori per recitare utilizzano all’unisono i suoni vocali e i movimenti del corpo, esaltando l’espressività,  mentre gli individui, proprio per stare sulla scena sociale, hanno perso la capacità di utilizzare all’unisono i suoni vocali e i movimenti del corpo,  deprivando l’espressività e quindi la comunicazione tra se e gli altri.

 

La pedagogia teatrale

 

Attraverso le tecniche di allenamento dell’attore, legate alla tradizione della pedagogia teatrale, è possibile appropriarsi delle tecniche per migliorare le capacità espressive,  e le modalità comunicative con l’esterno. 

 

Uno degli esercizi più interessanti in tal senso è la “Danza del vento”. Quante volte nella vita quotidiana si dice o si sente dire: “Oggi qui c’è un’energia negativa”. Spesso, frasi come queste servono a descrivere situazioni di criticità quando si perde il controllo delle capacità espressive e della sintonia nell’interazione tra persone.

 

La danza del vento è una tecnica di gestione dell’energia fisica e mentale creata da Iben Nagel Rasmussen. Questa tecnica si traduce, dal punto di vista fisico, in un esercizio fuori equilibrio, cioè il corpo va in disequilibrio e anziché lasciare che il peso cada verso terra lo si trasforma in energia per compiere un’altra azione. Il contatto con il suolo serve  da spinta verso l’alto, senza scaricare a terra il peso, e trasformandolo in energia da portare nello spazio, simulando la medesima dinamica del vento.

 

Il vento, in natura, compie la funzione di ponte, guidando gli uccelli nelle loro migrazioni o portando il polline da un territorio all’altro. Allo stesso modo attraverso un passo di danza molto semplice si permette al corpo di andare verso le casuali direzioni dello spazio, senza perdere mai il controllo e usando l’energia fisica in modo aereo.

 

Le immagini simboliche di riferimento possono essere di due tipi, una basica e una di movimento:

1.  immagine basica: volare soffiati dal vento;
2. immagine di movimento: un uccello sta per atterrare, ma nel momento in cui sta per toccare il suolo riprende a volare.

 

Mediante la danza del vento è possibile quindi individuare e sperimentare diverse qualità di energia: quella del lancio del corpo nello spazio, quella del momento del volo, quella dell’atterraggio prima di cadere, quella del passaggio da un’azione all’altra. Tutto ciò produce la possibilità di sperimentare il proprio rapporto con l’intensità del tempo, il ritmo e le direzioni nella relazione tra spazio e luogo.

 

L’esplorazione dei diversi modi di usare l’energia,  il suo fluire organico e continuo, l’agire sulle possibilità di dare leggerezza ai movimenti fisici, sono la diretta conseguenza di una sorta di costrizione che induce il corpo e la mente a lavorare insieme, al fine di mantenere il passo armonizzato con il respiro.

 

All’interno di questo esercizio, che appunto si trasforma in azione, vengono aggiunte altre due soluzioni nel rapporto tra spazio e luogo, che rappresentano l’incontro con il mondo fisico, e quindi con Alter:

 

1. il tirare a sé   è lo stop, cioè ci si ferma, trattenendo l’energia all’interno del proprio corpo;
2. il lancio  è il gesto di lanciare un oggetto per rivolgere l’energia verso l’esterno.