Negli anni in cui ho fatto il formatore, ho compreso che in Italia la trasmissione della conoscenza e dell'esperienza quasi mai sono finalizzate
alla costruzione di quello che viene definito "know how", cioè il sapere come risorsa da indirizzare al mercato del lavoro.
E allora quando ti trovi in un'aula con dieci o quindici persone che si aspettano da te qualcosa, anche se essi stessi non sanno cosa, qual è il modo migliore di
affrontare quella esperienza?
Io adottavo una strategia, cioè quella di non mettermi nella condizione di ricoprire il ruolo canonico di trasmittente di conoscenza, ma di mettermi
semplicemente in ascolto e cercare di far interagire verbalmente le persone tra loro, cosa che quasi mai erano abituati a fare, anche se lavoravano nello stesso contesto.
Fatto questo già un risultato era stato raggiunto, il resto quasi sempre veniva da solo, tanto che al di là di ciò che poteva essere appreso, nel
senso classico del termine, quella esperienza diventava "arricchiente". Io sapevo di aver fatto bene il mio lavoro se al termine di ogni corso almeno una persona mi salutava dicendomi:
"Grazie!".