SISTEMI DI RELAZIONE E MEDIA ELETTRONICI

 

I Sé e i ruoli sociali

 

I media elettronici hanno progressivamente invaso le situazioni che si verificano in ambienti fisicamente definiti. La forma della comunicazione mediata assomiglia sempre più alla forma dell’ interazione faccia a faccia. In misura sempre crescente, i media ci trasformano in spettatori “in diretta” di accadimenti che avvengono in altri luoghi e ci fanno accedere a pubblici che non sono fisicamente presenti.

 

            Riunendo tanti diversi tipi di persone nello stesso “luogo”, i media elettronici hanno favorito la confusione di tanti ruoli sociali un tempo distinti.

 

            Gli individui cambiano continuamente ruoli e costumi, imparano ed aderiscono ad una diversa matrice di comportamento convenzionale e si impegnano con costanza per mantenere la loro rappresentazione in ogni loro situazione, senza compromettere o minacciare i loro differenti comportamenti in altre situazioni sociali.

 

            Le persone devono assorbire le convenzioni sociali, devono esercitarsi, fare le prove e mantenere le loro rappresentazioni.

 

            Il comportamento può cambiare da un luogo all’altro ma, in genere, non variano né i modi in cui esso cambia nelle situazioni per le quali esso muta.

 

            Il meccanismo attraverso il quale i media elettronici influiscono sul comportamento sociale è riconoscibile nella ristrutturazione dei palcoscenici sociali sui quali interpretiamo i nostri ruoli e di conseguenza, il cambiamento della nostra concezione di “comportamento appropriato”: quando cambiano i pubblici cambiano anche le rappresentazioni sociali.  

            Da ciò si evince che l’influenza della televisione non agisce attraverso il contenuto del messaggio ma nella creazione di nuovi ambienti sociali che cambiano a seconda delle situazioni. In tal senso cambia anche il concetto di Sé, poiché, all’interno di ogni ambiente dobbiamo proiettare una immagine diversa a seconda del ruolo sociale che ricopriamo.

 

In tal senso è possibile dire che esiste un rapporto strettamente connesso tra medium e opinione pubblica non nel senso del condizionamento comportamentale ma nella ridefinizione dei rapporti interpersonali.

 

 

I nuovi ambienti sociali

 

            I media non sono, dunque, semplicemente dei canali che trasmettono informazioni tra due o più ambienti, ma piuttosto ambienti in se stessi.

 

           Il concetto di “Villaggio Globale”, espressione ormai d’uso comune, sta proprio a significare che i sensori elettronici ci ripropongono su vasta scala incontri simili a quelli che avvenivano negli antichi villaggi. La diffusione della televisione ha portato al coinvolgimento di ognuno nei problemi di chiunque altro, abolendo il senso del luogo e dello spazio.

 

Sono stati abbattuti i muri che isolano il privato dal pubblico; tutti siamo compartecipi di mondi, cioè di ambienti, che prima ci erano sconosciuti poiché isolati dalle mura domestiche, per cui i modelli di comportamento erano determinati da una netta separazione tra ciò che appartiene alla sfera privata e ciò che appartiene a quella pubblica.

 

Questo processo è stato praticamente innescato negli anni sessanta negli Stati Uniti, quando i problemi della minoranza afroamericana, attraverso la televisione, sono diventati problemi della comunità sociale nel suo complesso, così come il femminismo e lo scontro generazionale. A tutta questa serie di problematiche traghettate dal privato al pubblico, la gente è stata, in qualche modo, costretta a confrontarsi, e ciò ha creato ambienti sociali e modelli di comportamento del tutto nuovi da quelli precedenti.

 

I palcoscenici sociali e gli ambienti comportamentali

           

            Nell’ambito dell’interazione sociale, le relazioni interpersonali possono essere codificate prendendo in prestito il modello drammaturgico, all’interno del quale è possibile definire il rapporto individuo-società in termini di “messa in scena”, dove gli spazi sociali si articolano su due diversi piani: scena e retroscena. La scena corrisponde allo spazio pubblico, in cui tutti noi interpretiamo il nostro ruolo sociale legato al Sé. Il retroscena è lo spazio privato, dove, in un certo senso, ci spogliamo del ruolo sociale, lasciandoci andare spesso alle nostre debolezze. Lo spazio di retroscena è anche utile per la preparazione di quello che poi succederà sulla scena.

 

            La domanda da porsi a tal punto è una sola: è il luogo fisico a distinguere la scena dal retroscena? Cioè a dire: Quale elemento definisce la situazione di scena dalla situazione di retroscena? Facciamo un esempio…

 

            Un ristorante ha degli spazi sociali nettamente definiti; infatti noi sappiamo che la sala è il luogo in cui i clienti consumano i pasti, mentre la cucina è il luogo in cui cuochi e camerieri preparano e organizzano le ordinazioni. Il primo è sicuramente uno spazio di scena mentre il secondo è lo spazio di retroscena. Nella sala i camerieri hanno un atteggiamento posturale e verbale serio e professionale, sempre attento ai bisogni della clientela, invece in cucina possono usare linguaggi e atteggiamenti assolutamente rilassati e privi di self-control. In tal senso la definizione della situazione sociale sembra essere data dal luogo fisico. Immaginiamo però che, per un caso accidentale, il citofono che collega la sala alla cucina, per le ordinazioni, rimanga aperto inavvertitamente, ciò significa che i clienti ascolteranno le espressioni da retroscena dei camerieri… In questo modo verranno a confondersi gli spazi sociali definiti istituzionalmente, poiché sono cadute le barriere che separano il privato dal pubblico. Oppure possiamo immaginare la fase precedente all’apertura del ristorante quando i cuochi e i camerieri consumano la loro cena in un tavolo della sala successivamente riservata ai clienti. In quel momento lo spazio di scena si trasformerà in retroscena, per cui la definizione della situazione sociale varierà in rapporto ai tempi di lavorazione.

 

            Non è il luogo fisico a definire la situazione ma le informazioni che si hanno, poiché sulle informazioni si basa la differenziazione tra spazio privato e spazio pubblico.

 

            Se questo tipo di dinamiche caratterizzano i rapporti interpersonali, la televisione è intervenuta a condizionarne le modalità, proprio perché ha ricoperto la funzione del citofono aperto nel ristorante… Attraverso il sovraccarico di informazioni il medium televisivo ha abbattuto i muri che separano gli spazi pubblici da quelli privati o per meglio dire ha ricodificato i rapporti interpersonali fondendo il privato col pubblico.

In questo modo ci si è trovati di fronte a nuove situazioni sociali che possiamo definire in termini di “ambienti”.

 

Nuovi ambienti hanno bisogno di nuovi modelli di comportamento in rapporto al contenuto di senso. In questa direzione si sono trasformati i rapporti di genere tra uomo e donna, i rapporti gerarchici tra infanzia ed età adulta, i rapporti di potere tra cittadini e governanti. Facciamo un esempio…

 

Immaginiamo una famiglia borghese al tempo in cui la televisione era in bianco e nero. In cucina vi sono i due genitori e il loro figlio di otto anni. La cena è stata consumata e la mamma sparecchia la tavola. Ad un certo punto i due coniugi intraprendono un discorso un pò osé per cui si premurano di mandare a letto il figlio per non fargli ascoltare la disquisizione. In questa situazione i due coniugi hanno determinato una netta separazione tra spazi di scena e retroscena, poiché il tipo di informazioni che stanno facendo circuitare non appartengono al repertorio del bambino, quindi la separazione nel luogo fisico rappresenta l’impossibilità di accedere alle informazioni da parte dell’infante. Questa situazione, naturalmente, è il frutto dei modelli comportamentali di trent’anni fa, con quel tipo di codici morali e di sistemi etici.

 

             Immaginiamo adesso la stessa situazione ai giorni nostri. La domanda da porsi è: avrebbe senso mandare a letto il bambino per una discussione di sesso? Diciamo che oggi, nella generalità dei casi, è molto difficile che ciò accada, poiché quel tipo di informazioni che trent’anni fa erano negate ad un bambino di otto anni oggi non lo sono più, perché è la televisione stessa a fornirgliele. Un bambino oggi conosce molte più cose sul sesso e questo determina nel genitore un modello comportamentale da adottare completamente diverso. Cioè a dire: la televisione in questo caso anticipa le coordinate morali del genitore, abolendo lo spazio di scena, introducendo il bambino nel retroscena informativo che un tempo gli era negato. Questo crea un ambiente completamente diverso da trent’anni fa che richiede un comportamento genitoriale differente.

 

Ecco il motivo che ci porta a definire il condizionamento del medium televisivo non in termini di contenuto ma in termini di creazione di nuovi ambienti comportamentali, che descrivono il mondo sociale in funzione della “definizione delle situazioni”, che richiedono modelli di comportamento diversi a seconda del modo in cui la situazione viene definita. Questo determina che ogni situazione, a seconda della sua definizione, ha bisogno di un nuovo comportamento, generando non un ruolo sociale ma diversi ruoli sociali a seconda della diversità delle situazioni. Ovviamente diversi ruoli di scena presuppongono la differenziazione dei Sé.

 

Possiamo concludere dicendo che la creazione degli ambienti comportamentali genera la capacità per ogni individuo di adottare un Sé diverso per ogni nuovo ambiente che ci si presenta.

 

Confusione tra infanzia e maturità

 

Dallo studio e dalle varie ricerche effettuate sulle modalità della crescita e dello sviluppo umano è emerso che le differenze tra bambini e adulti, e bambini e persone di età diversa, possono essere rintracciate dalle diverse capacità e percezioni che essi hanno della realtà.

 

Al giorno d’oggi i bambini sono trattati come “piccoli adulti” per far si che gli individui di età diverse condividano ruoli, diritti, e responsabilità simili.

 

            Negli anni precedenti, invece, l’infanzia era considerata un periodo di innocenza e isolamento in quanto il bambino veniva protetto dalle realtà sgradevoli della vita, ma non solo, anche il linguaggio e il modo di vestire caratterizzava il loro ”status”

 

Negli ultimi trent’anni, l’immagine e i ruoli dei bambini hanno subito un radicale cambiamento; essi sembrano meno infantili non solo nel modo di parlare ma anche nel modo in cui si vestono e si comportano. La differenza tra bambini e adulti sta ormai scomparendo, basta osservare casualmente il modo in cui essi si siedono o si atteggiano per capirne il grado di omogeneità.

 

Anche le differenze di linguaggio e di vocabolario stanno via via scomparendo; il linguaggio dei bambini è diventato molto più adulto e quello adulto più infantile    

Tali cambiamenti sebbene possono sembrare esagerati indicano un atteggiamento ampiamente mutato nei confronti del bambino.

Oggi l’obbiettivo principale tende alla reintegrazione dei bambini e degli adulti, poiché si è maggiormente diffuso questo senso di parità tra genitori e bambini.

I processi attraverso i quali è possibile riscontrare i cambiamenti nei concetti d’infanzia e maturità sta nell’esaminare le variabili sociali che influiscono sul comportamento di ogni individuo, sebbene un bambino piccolo, a prescindere dalla libertà o dai privilegi che gli vengono concessi non può essere considerato un adulto. Si possono osservare bambini e adulti ma, di fatto, non si sa dove passano i confini delle fasi dell’infanzia e i confini che separano infanzia e maturità.

 

Un’altra variabile è la quantità e il tipo di informazioni offerte ai bambini di diverse età. Studi recenti hanno avanzato l’ipotesi che gli influssi del medium sui bambini dipenda dal poco controllo dei genitori nel modo in cui questi guardano la televisione; ma la televisione non deve essere vista come un trasmettitore passivo d’informazioni quanto un mezzo di reintegrazione tra adulti e bambini.

 

La conoscenza del bambino dipende molto dal luogo in cui il bambino vive e la casa rappresenta per lui un ”piccolo mondo” dove la famiglia funge da schermo protettivo nei confronti della società.

 

Le caratteristiche situazionali di un medium possono interagire con le regole generali del comportameno sociale e cambiare la natura dell'interazione sociale.

 

La complessità variabile del codice nella stampa serve non solo ad isolare i bambini dagli adulti, ma anche gli adulti dalle situazioni infantili. Per questo motivo," i libri dei bambini", godono di due particolarità: sono libri che i bambini sanno leggere e libri che sono letti solo da loro. Lo stesso non si può dire della televisione, in quanto essa non prevede un codice che escluda i bambini o suddivida il pubblico in diversi settori.

 

            Uno degli elementi più importanti per il bambino è dato dal suo livello di sviluppo cognitivo; da varie ricerche è emerso che i bambini di età diverse, guardando la televisione, percepiscono cose diverse e che la massima capacità della televisione di integrare i bambini nelle situazioni adulte, avviene a partire dagli undici anni.

 

            Inoltre la televisione, come dicevamo, presenta ai bambini argomenti e comportamenti che per secoli i genitori hanno cercato di nascondere; il che li porta ad addentrarsi entro il mondo degli adulti destando in loro interrogativi che senza la presenza della televisione non avrebbero ancora conosciuto e ancora, da studi recenti si evince che le scelte dei bambini sono indirizzate per lo più verso i programmi destinati agli adulti.

 

            Attraverso i media elettronici ai bambini è data la possibilità di comunicare e ascoltare gli altri bambini in quanto i requisiti richiesti per trasmettere un messaggio telefonico o televisivo sono abbastanza semplici. Oggi, è emerso che, la realtà della prima parte della vita rimane in gran parte un mondo segreto a cui si può accedere solo in parte, tramite i ricordi ma per mezzo dei media elettronici i bambini possono parlare direttamente al futuro.

 

            Una delle caratteristiche principali dei libri, è quella di fornire informazioni accessibili ai bambini ed essendo oggetti individuali è possibile sceglierli e darli ai bambini, secondo determinati criteri. Per quel che riguarda la televisione, questo controllo non è altrettanto facile da attuare poiché censurarla, comporterebbe un monitoraggio attivo e costante da parte dei genitori che assumerebbero una posizione scomoda , nel processo di apprendimento dei ragazzi. Quindi, sta a loro valutare il contenuto della televisione e decidere se è adatto per i propri figli o meno, cercando di limitare la propria fruizione televisiva o cosa peggiore dividere la famiglia. Ma paradossalmente avviene che i consigli dati dalla televisione, circa la scelta dei programmi, portino ad aumentare l'interesse dei bambini verso l'emissione sconsigliata.

 

            Erroneamente, si pensa che la televisione sia "rivelatrice" dei segreti degli adulti, per quanto i bambini siano già a conoscenza dei ruoli tradizionali che essi hanno e delle loro cospirazioni atte a nascondergli le cose "proibite". Il problema fondamentale è che, censurando la televisione per bambini, si censura anche la televisione degli adulti.

 

            Anche i film hanno una loro importanza sull'interazione bambino - adulto, in quanto anch' essi constano di un codice audiovisivo simile a quello televisivo, con caratteristiche fisiche e condizioni di fruizioni ben diverse dalla televisione. La scelta di un film, al cinema, implica una dinamica di selezione diversa da quella dell' uso del telecomando televisivo, mediante il quale i bambini ricevono informazioni che non avevano richiesto.

 

            A differenza di quest' ultimo, la radio, rappresenta invece un altro mezzo di comunicazione esclusivamente uditivo e verbale in quanto non ha immagini. I bambini si trovano in netto svantaggio rispetto agli ascoltatori adulti perché, ascoltando la radio devono creare le proprie immagini basandosi sulle esperienze passate.

 

            E' anche vero che la radio è molto "visiva" in quanto esige dall'ascoltatore la creazione di una propria immagine, chiaramente diversa dall'immagine televisiva. Ecco perché i due media hanno possibilità diverse di influire sui concetti che i bambini hanno della vita adulta.

 

           Altro ruolo fondamentale nella fase di apprendimento dei bambini, è svolto dalla scuola, che ha un doppio potere. Infatti, oltre ad insegnare ai bambini le conoscenze sociali insegna loro anche il tipo di capacità richiesta per accedere ad altre informazioni, ovvero la lettura. Attraverso la scuola, i bambini rompono le barriere che circondano la sfera familiare, accedendo alle informazioni sul mondo esterno. Attraverso poi la lettura della stampa, a cui la scuola è strettamente collegata, si possono ampliare le conoscenze sul mondo esterno.

 

            Il bambino accrescendo i propri livelli di lettura riesce ad avere una prospettiva più adulta su ciò che ha già appreso. Suddividendo in classi il ciclo scolastico, il flusso informativo soprattutto nelle prime classi è unidirezionale e lineare, ovvero le informazioni passano dagli insegnanti agli studenti. La televisione, invece, supera questa linearità, in quanto, non suddivide il pubblico in età diverse e non segue nemmeno un ordine particolare nel trasmettere informazioni particolari. Nei programmi informativi e di intrattenimento ai bambini si propina una realtà senza barriere, pertanto crescono rapidamente, e con una visione della società e dei ruoli profondamente diversa da quella dei bambini delle altre generazioni.

 

E' proprio per questo che gli insegnanti contemporanei hanno perso il cosiddetto monopolio sui bambini, in quanto oggi, rispetto al passato i bambini imparano quello che vogliono tramite la tv, e non quello che i docenti vogliono loro insegnare.

 

Il bambino oggi non passa più, come in passato, alla fase dell'analfabetizzazione , a quella della conoscenza strutturale che gli viene impartita a scuola; infatti, quando un bambino diventa allievo entrando in una scuola non è più analfabeta totalmente come in passato, ma già possiede una vasta cultura strutturata a mosaico.

 

Sicuramente in questo contesto l'unico modo per la scuola di essere ancora considerata dai suoi alunni come una struttura in grado di impartire informazioni, è vivere ed evolversi al passo con i tempi. Uno dei modi potrebbe essere per esempio creare delle classi miste in cui si trovano a confronto dei bambini appartenenti a classi sociali diverse, che hanno culture ed esperienze totalmente diverse dai propri compagni, che possono trasmettere nuove conoscenze ed ampliare le proprie in base a quelle degli altri.

 

Testo rielaborato dal saggio: Meyrowitz, J., “Oltre il senso del luogo”, Baskerville, 1993.