GIOCHI SULL’ ASSERTIVITA’

 

L'assertività è un assioma (non ha bisogno di essere dimostrato) da per scontato l’accettazione dell’enunciato: un atteggiamento che trasmette sicurezza e competenza indica la capacità di una persona di comunicare:

 

·         un ordine,

·         una opinione,

·         un giudizio ,

·         una esposizione,

in modo da non lasciare molto spazio a titubanze, obiezioni, dissensi.

 

La definizione esatta: “ad serere”, condurre a sé

 

COSA NON E'

Spesso nel linguaggio comune si parla di “asserire” per indicare qualcuno che sostiene una versione non condivisa.

“L’uomo alla guida asseriva che il semaforo era ancora giallo” dentro di noi sorge subito il dubbio che giallo non era.

 

L’assertività è esattamente il contrario:

quando l’assertivo dice qualcosa, a nessuno viene in mente di metterla in dubbio.

 

IL CARISMA ASSERTIVO

Spesso si pensa alla persona assertiva come una persona prepotente, supponente, che non accetta il dialogo e impone a tutti i costi le sue idee. Non è così, si diventa arroganti quando il gioco prende la mano, e in quel preciso momento si perde ogni potere assertivo; il carisma assertivo non ha bisogno di annichilire nessuno.

 

L’assertivo non ha troppe esitazioni o titubanze, o giri di parole: va diritto allo scopo. Il suo linguaggio è diretto. Come per l’empatia, ciascuno possiede un suo grado di assertività.

 

TRATTO DELLA PERSONALITA'

L’assertività non è una caratteristica costante della personalità: si può essere assertivi in modo positivo solo per un certo periodo del giorno, dell’anno e della vita. Infatti per avere delle certezze bisogna arrivarci, quindi occorre passare dal dubbio e dall’ascolto per avere carisma assertivo.

L’assertività fa la differenza tra autorità e autoritarismo.

 

AUTORITA' E AUTORITARISMO

L’assertività fa la differenza tra autorità e autoritarismo. Il caporale che grida non è assertivo ma violento, minaccioso.

 

L’assertività ottiene il suo scopo ed è credibile senza l’usa di minacce, costrizioni, violenze.

Quando parla un assertivo non ha bisogno di alzare la voce, basta lo sguardo fermo e la voce appoggiata su un solido respiro: sentiamo che ha ragione o che è convinto a fondo di quello

che dice.

 

Il comportamento passivo

 

_ Subire gli altri,

_ non essere in grado di dire la propria opinione,

_ avere difficoltà nel prendere decisioni,

_ pensare che gli altri siano migliori di noi,

_ avere paura del giudizio degli altri e richiedere la loro approvazione,

_ non essere in grado di dire "no" ad una richiesta;

Spesso può succedere che la persona

passiva emetta dei comportamenti "aggressivi", per sentirsi, subito dopo,

colpevole e quindi ritornare al suo comportamento abituale, quello passivo.

Subire gli altri crea un elevato senso di frustrazione: la persona si sente

impotente e tende ad isolarsi.

 

Frasi tipo:

"E' possibile che tu non sia mai in grado di fare nulla di buono";

"Io mi aspettavo ben altro da te";

"Se tu mi fossi realmente amico ti comporteresti in un altro modo";

"Tu sai quanto ti voglia bene e ciò che sto dicendo è solo per il tuo bene";

"Nel dire queste cose so di essere nel giusto";

"Le cose non vanno bene sul lavoro e ciò è dovuto al fatto che ho dei collaboratori inetti".

 

Il comportamento aggressivo

 

·         fare violenza ai diritti altrui

·         essere convinti di non sbagliare

·         attribuire i propri errori agli altri

·         iper-valutarsi

·         non accettare il punto di vista altrui

·         non cambiare la propria opinione anche di fronte all'evidenza dei fatti

·         colpevolizzare e interiorizzare gli altri

·         arrogarsi il diritto di giudicare

 

 

Il comportamento assertivo

·         non fa violenza sugli altri, ma non permette che gli altri siano

·         aggressivi nei suoi confronti,  

·         accetta il punto di vista altrui,

·         è pronto a modificare la propria opinione,

·         non pretende che gli altri si comportino come fa piacere a lui      

Frasi tipo:

È un comportamento assertivo usare l' "io", è aggressivo usare il "tu".

Assertivo: "Non mi piace. Non ho voglia. Non mi trovo a mio agio"; stiamo comunicando sensazioni che proviamo noi, e questo è corretto.

Aggressivo: "Tu mi fai stare male. Tu non mi capisci";

stiamo attribuendo agli altri il nostro disagio, quando invece il disagio è

"nostro".

 

LE SITUAZIONI SOCIALI

La distinzione tra i vari tipi di comportamento passivo, aggressivo, assertivo è, in se stessa, di natura prevalentemente teorica.

 

Spesso noi slittiamo tra un comportamento e l'altro.

In una determinata situazione possiamo essere assertivi e in un'altra aggressivi.

Un individuo può essere assertivo sul lavoro, avendo appreso che l'essere aggressivo presenta più spesso la conseguenza di essergli svantaggioso. Ma, se osserviamo la stessa persona quando arriva a casa, possiamo vedere che è aggressiva con la moglie e con i figli.

 

Un altro individuo sul lavoro subisce, ma quando arriva a casa diventa aggressivo. Il nostro comportamento tende infatti ad essere situazionale.

 

TEST SULL'ASSERTIVITA'

 

1) Hai urgente bisogno di acquistare il biglietto del treno, ma c’è una fila molto lunga

A - superi senza problemi la gente in fila che ti precede

B - aspetti pazientemente il tuo turno anche a rischio di perdere il treno

C - chiedi a chi ti precede la cortesia di avanzare spiegando l’urgenza

2) Sei sull’autobus e qualcuno ti dà distrattamente uno spintone

A – restituisci lo spintone

B – gli suggerisci di stare più attento

C – fai finta di niente

3) Hai un tremendo mal di testa e tuo marito / moglie ti chiede di riordinare la stanza

A - ubbidisci subito, soffrendo.

B – urli che la stanza la riordini quando ti pare

C – rimandi l’operazione spiegando il motivo

4) Sei al supermercato e fai la fila alla cassa, una signora tenta di superarti

A - ti limiti a guardarla per farle capire che te ne sei accorto

B - la blocchi con fermezza invitandola a rimanere al suo posto

C – le dici a voce alta che è una maleducata

5) Nel gruppo ti si chiede di superare una prova di trasgressione che non condividi

A – ti allontani offendendo tutti

B - ti rifiuti accettando le conseguenze

C - fai senza esitare quel che ti viene richiesto

6) In una discussione vuoi esporre le tue idee

A –interrompi spesso chi parla

B– esponi con convinzione

C– non riesci e rinunci

7) Se una persona ti offende

A –gli chiedi spiegazioni

B– lo minacci di aspettarlo all’uscita

C– fai finta di niente

8) Qualcuno ti è veramente molto antipatico

A – non perdi occasione per umiliarlo

B – parlando con gli altri evidenzi i suoi difetti

C – non dimostri la tua antipatia

9) La tua amica/ il tuo amico ha un vestito che rende goffi

A – dici chiaramente che è vestita male

B – non dici nulla ma ti vergogni se incontri altre persone

C – dici che con un altro vestito starebbe molto meglio

10) Sei al cinema e stai commentando con un tuo amico, un signore ti dice di far silenzio

A – continui tranquillamente a parlare

B – zittisci subito

C – ti scusi e smetti di parlare 

 

SOLUZIONI TEST ASSERTIVITA'

Risposte assertive:: 1C – 2 B – 3 C – 4 B – 5 B – 6 B – 7 A – 8 C – 9 C – 10 C

Risposte aggressive: 1A – 2 A – 3 B – 4 C – 5 A – 6 A – 7 B – 8 A – 9 A – 10 A

Risposte passive: 1 B – 2 C – 3 A – 4 A – 5 C – 6 C – 7 C – 8 B – 9 B – 10 B 

 

 

La storia delle quattro porte di giada e dell’imperatore Ta Ciuang”

 

Questa leggenda racconta l’arte del potere esercitata attraverso la comunicazione, e racconta di un imperatore immaginario.

 

Siamo in Asia quasi un millennio fa… L’imperatore viveva in un palazzo con quattro porte di giada. Dalle quattro porte continuamente partivano e ritornavano i messaggeri a cavallo, sguinzagliati per l’impero a portare i suoi comandi e riportare le risposte dei sudditi.

 

L’imperatore si chiamava Ta Ciuang, ed era chiamato”colui che chiude gli occhi per vedere meglio”. Ciascuna porta guardava a un punto cardinale ed era consacrata ad una delle quattro parti sacre del corpo del Budda: la testa, i genitali , il cuore, e la mano destra.

 

Empatia

Dalla porta del cuore, che è la porta della sensibilità, entravano i messaggeri che raccontavano i sentimenti del popolo. Ogni mattino l’imperatore li riceveva e li ascoltava; qualche volta erano facili da comprendere, ma altre volte erano confusi, contraddittori, difficili da interpretare; il cuore dell’imperatore cercava di capire quali erano i sentimenti e i bisogni del popolo. Per farlo il grande imperatore chiudeva gli occhi e cercava di sentirsi, col suo cuore, dentro al cuore di un contadino, un commerciante, un navigatore…; Quando ci riusciva capiva cosa doveva fare per essere un buon imperatore, ma qualche volta non ci riusciva, e il suo impero si indeboliva.

 

Chiarezza

Dalla porta della mente, che è la porta della chiarezza, uscivano i messaggeri che portavano lettere, dispacci e comunicazioni per tutti i feudatari, i comandanti e gli architetti. Ogni mattino dettava al suo segretario questi messaggi; cercava che fossero chiari, con parole esatte e logica limpida. Per farlo chiudeva gli occhi e cercava di sentirsi, con la sua mente, nella testa di chi avrebbe letto quel

dispaccio: avrebbe saputo comprendere quelle parole?

Avrebbe saputo condividere quella logica?

Quando ci riusciva era un buon imperatore; ma qualche volta non ci riusciva, i suoi progetti erano fraintesi ed il suo impero si indeboliva.

 

Assertività

La porta verso sud, che è la porta della fertilità e del coraggio, un tempo era servita per inviare eserciti contro altri eserciti, e quello fu un tempo sciagurato. Ora la porta serviva per mandare ordini e leggi. Ogni giorno partivano messaggeri a cavallo, ad esempio con una legge per il commercio che avrebbe limitato i privilegi di una città a scapito di un’altra; o per inviare l’ordine di erigere un ponte, che è un lavoro lungo e faticoso e che, finché non è finito, a molti appare inutile; o per imporre ai genitori di mandare i figli a scuola, nonostante il loro aiuto sia prezioso nei campi. Doveva punire i ladri, anche quando rubavano per necessità, ma doveva anche ordinare che si processassero, senza lasciarli linciare dai derubati… La porta di giada era dedicata a quella parte del corpo del Budda che designa la stirpe del padre sui figli, e che i contadini onorano quando, mettendo i semi nella terra, si augurano un generoso raccolto. L’imperatore, per promulgare un ordine, chiudeva gli occhi e cercava di sentirsi come l’uomo che lo riceveva. Si chiedeva: “quando un ordine annienta la virilità di chi lo riceve…?

 

E quando invece un ordine indirizza e rafforza la virilità di chi obbedisce?…”. La risposta era: “quando si da un comando saggio ed avveduto, e chi obbedisce sente che può fidarsi del capo ”.

Cercava di mandare ordini autorevoli e saggi, quando ci riusciva era un buon imperatore, qualche volta non ci riusciva e chi li riceveva si sentiva annientato, nasceva un nemico ed il suo impero si indeboliva.

 

Attenzione relazionale

L’ultima porta, la porta della mano destra del Budda che fa il gesto dolcissimo di offrire un fiore, è la porta dell’incontro. E’ la porta delle buone cortesie, dell’educazione, delle forme. I messaggeri che uscivano da quella porta parlavano ai saggi, agli anziani, ai sacerdoti; sapevano di dover formulare saluti ossequiosi e inchini. Ma se incontravano una ragazza formosa per strada, erano tutti

altrettanto raffinati?

E se incontravano un anziano in mezzo alla pista polverosa del loro cavalcare, erano altrettanto rispettosi?

E quando parlavano coi saggi nel tempio, le loro parole erano sincere o suonavano come cortesie formali declamate per abitudine ?

L’imperatore se lo chiedeva e non mancava di ripeterlo ai messaggeri: la forma è la mano che porge la sostanza, in ogni gentilezza si nascondono le parole: “io ti riconosco”.

 

Il quadrato di Giada

Giada era una città a cui si accedeva attraverso quattro porte situate ai punti cardinali; ciascuna porta corrispondeva a uno dei quattro punti sacri del Budda.

 

Sono queste porte a dare il nome ai quattro vertici del quadrilatero di Giada.

 

Chiarezza

Per chiarezza si intende condivisibilità e comprensione dei ragionamenti senza essere meticolosi e semplicisti. Una persona chiara sente che l’interlocutore segue il suo ragionamento e la percepisce interessante, ordinata, e attendibile.

Empatia

L’empatia è una forma di sensibilità: una persona empatica sente l’altro. L’interlocutore percepisce l’empatico come un soggetto aperto, credibile, comprensivo e perspicace. Empatia comunque non vuol dire provare simpatia o immedesimarsi senza obiettività nell’interlocutore.

Attenzione Relazionale

Consiste nel rispetto delle forme di educazione altrui senza scadere nel conformismo o nel formalismo. Il mittente rispetta l’interlocutore in modo sincero e a sua volta quest’ultimo lo sente corretto e non invadente.

Assertività

Essere assertivi vuol dire avere forza, carisma e determinazione, senza però essere autoritari, minacciosi o arroganti. L'assertivo sa di avere qualcosa di importante da dire, per questo chi lo ascolta lo percepisce affidabile, determinato ed esperto.

 

Armi a doppio taglio

Se non sono adottate nella maniera corretta, queste forme di comunicazione rischiano di diventare uno strumento pericoloso che causa equivoci. Ecco riassunti i loro rischi:

 

Chiarezza

...se troppo

Minuziosità esasperante, tecnicismi, banalizzazione.

...se poco

Ragionamenti non condivisi, che creano frustrazione e isolamento.

Empatia

...se troppo

Con-fusione, non mantenere le differenze con l’altro.

...se poco

Freddezza e indifferenza.

Attenzione Relazionale

...se troppo

Dare più importanza alla forma che alla sostanza.

...se poco

Immagine di non appartenenza e conseguente isolamento.

Assertività

...se troppo

Rischio di mettere in gioco la faccia e non tollerare le smentite, imprevisti o novità.

...se poco

Timidezza, non valorizzazione della propria personalità.