GLI STORY BOARD D'AULA

 

L'impostazione dei corsi di comunicazione che ho svolto negli ultimi anni, prima di approdare definitivamente alle pratiche drammaturgiche della comunicazione ecologica, erano quasi sempre costruiti su moduli teorici di base. Moduli sviluppati su nodi concettuali che, a seconda del tipo di richiesta proveniente dal committente, potevano trasformarsi in training o laboratori, utilizzando gli strumenti classici delle esercitazioni, delle cases histories, dei role playing, delle simulazioni.

 

Gli obiettivi generali erano standardizzati, e si proponevano di intervenire  sull'incrocio della dimensione relazionale con la dimensione  promozionale. Una dimensione prevaleva sull'altra a seconda degli obiettivi specifici prefissati per le aule, cioè i bisogni rilevati per questa o quella azienda, facendo riferimento a due grandi direzioni: la comunicazione interna e quella esterna. Sulla prima prevalevano i contenuti legati alla dimensione relazionale, mentre sulla seconda quelli relativi alla dimensione promozionale. Poi, sia nell'uno che nell'altro caso si potevano affrontare le collaterali tematiche organizzative, a seconda della prospettiva con cui si costruiva l'intervento. Per ciò che concerneva la dimensione relazionale, il fuzionigramma aziendale diventava la mappa organizzativa interna su cui lavorare. Per la comunicazione esterna invece era l'elaborazione del piano di comunicazione aziendale il focus dell'intervento.

 

In tal senso la fase pregressa alla progettazione didattica, cioè quella di rilevamento dei bisogni, diventava decisiva per poter elaborare un intervento efficace. In mancanza del chek up aziendale, la rilevazione dei bisogni doveva essere fatta necessariamente in aula. Quindi la prima parte del monte ore doveva necessariamente essere dedicato a quello.

 

Il più delle volte la scelta di intervenire sulla comunicazione interna piuttosto che su quella esterna o viceversa, era effettivamente rispondente ai bisogni reali, ma alcune volte poteva capitare di stravolgere l'intervento in corso d'opera, questo perché il rilevamento dei bisogni aveva detto una cosa diversa dalla richiesta iniziale del committente.

 

Nei paragrafi successivi vi sono alcuni story board dei moduli di base, su cui sono impiantati i nodi concettuali, utilizzati come mappe di orientamento. Il lavoro d'aula veniva infatti costruito, anzi potremmo dire che veniva modellato, attraverso il supporto di una sorta di story board, senza immagini ovviamente, estrapolando parti dei quadri concettuali, formando così un intervento quanto più possibile in linea con bisogni ed aspettative.